La definizione “Disturbi emotivi comuni” si riferisce a quadri clinici di diversa natura quali:
- stati d’ansia
- stati depressivi
- attacchi di panico
- disturbi del sonno
- ossessioni
- fobie
- disturbi somatici
- condizioni di disagio esistenziale.
La necessità, in ambito clinico, di trovare un’espressione-definizione che raggruppi in un’unica “classe” diverse tipologie di difficoltà è nata negli ultimi anni.
Sono sempre più numerose, infatti, le persone adulte che, pur presentando una forte sofferenza soggettiva, riescono comunque a mantenere un discreto grado di adattamento sociale e lavorativo. Comunemente diremmo che sono persone che “funzionano”.
Il problema è che, pur mantenendo un buon livello di adattamento, il “costo” emotivo e fisico che queste persone pagano è molto alto. A causa dei sintomi che provano e che “sopportano” fanno una grande fatica e un grande sforzo mentale ad affrontare la vita quotidiana.
Questo è l’aspetto che accomuna e caratterizza i cosiddetti “Disturbi emotivi comuni”.
Queste persone spesso non chiedono aiuto, si sentono in colpa per ciò che vivono, sperano che prima o poi finisca il loro stato di sofferenza. Il risultato è un circolo vizioso difficile da disinnescare.
Parliamo di mamme affaticate che non riescono a conciliare lavoro e vita privata, di giovani che temono il giudizio dei pari, di giovani adulti che non riescono ad investire non solo nel futuro, ma nel presente (!), di insegnanti in difficoltà con i propri alunni, di coppie che non riescono ad avere un figlio.
I dati scientifici evidenziano che in Italia, le persone affette da disturbi emotivi comuni accedono difficilmente, e meno che in altri Paesi europei, ai servizi sanitari.
Il minor ricorso si registra nella fascia d’età compresa tra i 18 e i 24 anni. Ciò crea spesso una “cronicizzazione” della sofferenza.
Nel loro complesso i disturbi mentali rappresentano la seconda causa del carico di sofferenza e di disabilità legato a tutte le malattie.
I disturbi mentali comuni, insieme ai disturbi da abuso di sostanza ed alcol, sono quelli che contribuiscono maggiormente a questo carico.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità registra che il solo disturbo depressivo maggiore colpisce ogni anno 350 milioni di persone in tutto il mondo e, secondo le proiezioni, entro il 2030, potrebbe diventare, di tutte le malattie, la prima causa di disabilità e di sofferenza.
La psicoterapia è un trattamento di elezione per questi disturbi. I dati della letteratura scientifica forniscono numerose prove di efficacia degli interventi psicologici e psicoterapeutici, che aprono speranza e possibilità.