La scuola è iniziata e con essa anche molte manifestazioni di disagio da parte di bambini e adolescenti: mal di pancia, mal di testa, tristezza, apatia, rabbia, rifiuto della scuola, isolamento.

Come mai? Possono essere molte le cause alla base di queste problematiche. Una di queste, a volte sottovalutata, è l’Ansia da separazione.

Che cosa è l’Ansia da separazione

È una paura o un’ansia eccessiva, rispetto alla fase di sviluppo di chi la vive, di separarsi dalle principali figure di attaccamento.

È fondamentale tenere in considerazione l’età, o più precisamente lo stadio di sviluppo di chi la manifesta, in quanto è evidente che bambini molto piccoli, per esempio in età pre scolare hanno difficoltà, paura a separarsi dai genitori o da coloro a cui sono attaccati.

Potremmo dire che nei primi anni di vita una tale paura non solo è “fisiologica”, ma esprime proprio quanto il bambino o la bambina hanno sviluppato un attaccamento sicuro nei confronti delle persone di riferimento. Sviluppare un attaccamento sicuro è la base per costruire una sicurezza personale e una propria autostima.

A volte però la paura di allontanarsi dalle figure di accudimento di un bambino fin dai suoi primi anni di vita è “eccessiva”.

Come capire se tale paura è “eccessiva”?

La letteratura scientifica ci indica criteri di valutazione e ci propone una serie di manifestazioni, che, se presenti per un determinato periodo di tempo, ci aiutano a capire che siamo di fronte al problema.

Come si manifesta l’Ansia da separazione

  1. Forte e ricorrente disagio quando si prevede di allontanarsi o ci si allontana da casa o dalle principali figure di attaccamento;
  2. Forte e persistente preoccupazione di perdere le figure di attaccamento o che accada loro qualcosa come malattie, incidenti, catastrofi;
  3. Forte e persistente preoccupazione che accada qualcosa a sé stessi, che possa comportare una separazione dalle figure di attaccamento (perdersi, essere rapiti, avere un incidente o una malattia);
  4. Persistente rifiuto o forte riluttanza ad andare a scuola, a lavoro, o comunque in luoghi lontano da casa per paura di separarsi;
  5. Forte e persistente paura o riluttanza a stare sa soli in casa o comunque senza le principali figure di attaccamento, anche in altri luoghi differenti dalla casa;
  6. Persistente rifiuto o riluttanza a dormire fuori casa o ad andare a dormire senza le figure di attaccamento;
  7. Incubi ricorrenti in cui è presente il tema della separazione;
  8. Ripetuti sintomi somatici quali mal di testa, mal di stomaco, nausea se si prevede una separazione dalle figure di accudimento o quando ci si separa da esse.

Tali manifestazioni devono presentarsi per almeno 4 settimane se chi le vive è un bambino, e per almeno 6 mesi negli adulti.

Perché nasce l’Ansia da separazione

Lo sviluppo del disturbo da Ansia da separazione è spesso preceduto da un evento stressante, come:

  •  la morte di un parente,
  • una malattia personale o di un parente,
  • la morte di un animale domestico,
  • un trasloco,
  • un cambio di città,
  • un cambio di scuola.

Per i giovani adulti spesso l’evento stressante è rappresentato dal “passaggio alla vita adulta” quando, ad esempio, si diventa genitori, si lascia la casa dei genitori, ci si fidanza…

Colpisce dunque che l’evento che definiamo stressante non è solo un evento negativo, ma può essere riferito anche ad un evento che comunemente definiremmo positivo; di crescita, come quello di diventare genitori o di lasciare la casa dei propri genitori.

Alcuni eventi di vita, alcuni passaggi di vita infatti possono diventare, non sul piano pratico (!), o almeno non solo, ma soprattutto sul piano simbolico, eventi emotivamente insostenibili.

Ciò porta a chiederci quale sia il grado di maturità affettiva, quale sia il livello di autostima di  chi vive un disturbo da Ansia da separazione.

Ce lo chiediamo non per giudicare un bambino, un adolescente o un adulto, né per assumere un’ottica individualista di lettura del problema, tutt’altro. Ce lo chiediamo perché questa domanda ci aiuta a capire quanto l’analisi della storia personale e relazionale della persona che vive il disturbo, sia essa un bambino o un adulto, sia fondamentale per analizzare il disturbo e lavorare su di esso.

Quali sono le conseguenze dell’Ansia da separazione

  • Forte disagio emotivo soggettivo,
  • disagio emotivo delle persone che sono vicine a chi ne soffre,
  • problematiche familiari,
  • problematiche sociali.

Sappiamo infatti che la paura della separazione è spesso accompagnata da comportamenti di evitamento, quali non andare a scuola, assentarsi a lavoro, evitare situazioni di socialità

A seconda dell’età, dunque, la persona avrà conseguenze problematiche nei suoi contesti di vita e nelle sue relazioni.

Le conseguenze dell’Ansia da separazione nei bambini

I bambini hanno difficoltà ad andare a scuola, ad andare a dormire da un amichetto, a fare esperienze di campeggio. Ciò avrà un impatto negativo sul rendimento scolastico e sulle relazioni amicali

Possono avere difficoltà a concentrarsi nel gioco, possono sentirsi tristi, apatici quando sono lontani dalle figure di accudimento; possono avere paura degli animali, dei mostri, dei viaggi.

Di sera possono avere esperienze percettive particolari, quali mostri o ladri che entrano nella loro stanza, che li guardano, che li toccano.

Possono provare rabbia quando si prevede la separazione dalle figure di accudimento e mostrare aggressività verso chi costringe alla separazione.

Spesso sono definiti bambini “appiccicosi”, “ombre” dei loro genitori, i quali a loro volta si sentono pressati e provano disagio e frustrazione di fronte a richieste di attenzione, da parte dei bambini, eccessive e fastidiose.

Le conseguenze dell’Ansia da separazione negli adolescenti e negli adulti

Adolescenti ed adulti lamentano spesso sintomi fisici quali palpitazioni, vertigini, sensazione di svenire.

Possono avere difficoltà a concentrarsi nello studio, nel gioco, nel lavoro.

Temono in modo eccessivo molte situazioni, quali incidenti automobilistici o vivono come minacciose per la loro famiglia e per sé stessi molte situazioni, quali viaggi in aereo.

Si sentono in forte ansia se viaggiano da soli tale da arrivare ad evitare questa condizione, ciò significa che un adulto avrà difficoltà a dormire da solo in albergo, un ragazzo eviterà di fare un viaggio con amici, eviterà di iscriversi all’Università in una città lontana da quella dove vive il nucleo familiare.

È chiaro, dunque, che il disturbo da ansia da separazione impatta in modo importante su tutti gli aspetti della vita di un individuo e può compromettere in modo significativo le esperienze di crescita e le esperienze di vita gratificanti da un punto di vista lavorativo, sociale, affettivo.

Come lavorare sull’Ansia da separazione

Per lavorare sull’Ansia da separazione è necessario fare un lavoro “sul profondo”. Ciò non significa necessariamente un lavoro psicologico clinico lungo, ma un lavoro che va ad esplorare le aree più intime del soggetto.

Il disturbo da Ansia da separazione, già dal nome, infatti chiama in causa la relazione primaria tra madre e bambino. Non è necessario ricordare in modo preciso eventi legati ai primi rapporti con la madre, ma essere disposti ad accettare l’idea, o almeno a verificarla, che un sintomo come quello da ansia da separazione, seppur si possa manifestare in modo pieno solo in età adulta, sia legato alle nostre relazioni primarie.

Sappiamo infatti, che, quando nasce un bambino, questi è totalmente dipendente dalla madre ed ogni esperienza di separazione dalla madre può essere traumatica. Chiaramente le separazioni sono necessarie, pensiamo ad esempio allo svezzamento, quale esperienza separativa indispensabile, ma la qualità della “danza relazionale” che si crea tra madre e bambino e tra bambino e le altre figure di accudimento primarie sarà fortemente determinante, seppur sottolineiamo non in un rigido rapporto di causa-effetto, sulla capacità del soggetto di far fronte alle successive sfide separative proprie della crescita e della vita di ognuno di noi.

L’ansia da separazione in Psicoterapia

Winnicott (1965), per citare solo uno degli autori più autorevoli della psicoanalisi, ritiene che la capacità di essere solo è una delle conquiste evolutive più difficili, ma che contemporaneamente, è una condizione essenziale per accedere ad una maturità affettiva.

Nella relazione con lo/a psicoterapeuta si riattivano, a livello simbolico, le dinamiche relazionali proprie delle nostre prime esperienze con le figure di attaccamento. Il lavoro psicologico ha dunque come materiale privilegiato proprio tali dinamiche ed interviene su di esse con l’obiettivo di aumentare il senso di sicurezza del/lla paziente, la sua capacità di separazione e di “portare l’altro dentro di sé”.